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Il genio di Leonardo nell’ampliamento di Rocca Calascio

Leonardo da Vinci. Autoritratto. Biblioteca Reale di Torino

L’AQUILA. Leonardo da Vinci visitò L’Aquila e Campo Imperatore tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500 e probabilmente collaborò alla progettazione dei lavori di ingrandimento e rinforzo di Rocca Calascio. È la suggestiva ipotesi avanzata dai docenti dell’Ateneo aquilano, Fabio Redi e Gianluca Ferrini, esposta al convegno che si è svolto a Villa d’Este, a Tivoli, in occasione delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Leonardo. Tutto nasce dall’analisi di due schizzi dello scienziato-architetto.
DATAZIONE. Leonardo potrebbe aver visitato la zona durante il suo soggiorno romano nel periodo nel quale era alle dipendenze di Cesare Borgia come consigliere militare, secondo gli studiosi. Tra i vari compiti che il Valentino gli assegnò ci fu appunto quello del rilevamento delle fortificazioni in vista del loro aggiornamento di fronte alle nuove tecniche di assalto. «Leonardo si recò alla Villa Adriana di Tivoli il 20 marzo 1501», spiega Redi. «È nota anche la visita compiuta dall’artista a Sulmona con il mercante di stoffe milanese Paolo Trivulzio per lo studio dei macchinari impiegati per la tessitura». Proprio in quell’occasione potrebbe aver fatto visita all’Aquila e alle sue montagne. 
I DISEGNI. «La comparazione di due disegni, raffiguranti paesaggi montani (facenti parte de The Royal Collection di proprietà della Regina Elisabetta II e conservati nel castello di Windsor) con gli ambienti di alta quota del massiccio del Gran Sasso ha evidenziato interessanti analogie morfologiche che potrebbero confermare una sua visita nella zona», spiega Ferrini. «Potrebbero essere stati realizzati nella vasta piana di Campo Imperatore». Gli schizzi potrebbero raffigurare paesaggi rupestri riferibili al monte Prena, alla sequenza di cime comprese fra questo e il Gran Sasso e allo stesso massiccio. «Nella parte superiore del disegno sono, a nostro parere, riconoscibili i profili dei rilievi di Campo Imperatore» continua il docente. «Anche nel secondo disegno sono riportati i profili di alcune catene montuose e una nota che enfatizza la foschia azzurrina che soffonde spesso, nelle prime ore dell’alba, i versanti di Campo Imperatore».
ROCCA CALASCIO. Non solo: nello schizzo D contenuto nel Codice L della biblioteca dell’Istitut de France a Parigi, sempre a firma di Leonardo, potrebbe essere riconosciuto il castello di Rocca Calascio. «L’osservazione del disegno evidenzia l’assenza delle torri cilindriche», spiega Redi. «Se le ipotesi identificative di Rocca Calascio fossero valide, come credo, l’assenza in esso del procinto rinascimentale, attualmente esistente, pone un termine cronologico ben preciso per la costruzione dello stesso, vale a dire successivamente alla visita di Leonardo, cioè dopo i primissimi anni del secolo XVI, e apre nuovi scenari sull’influenza delle cognizioni tecniche leonardiane nel rinnovamento delle tecniche relative all’assedio di alcune fortificazioni abruzzesi e forse laziali. L’impianto quadrilatero con torri cilindriche con alta scarpa troncoconica che caratterizza Rocca Calascio rientra perfettamente nella fenomenologia della modellazione teorico-pratica delle fortificazioni progettate o disegnate negli studi di Leonardo». Uno dei più grandi inventori, artisti e scienziati di tutti i tempi potrebbe, dunque, aver lasciato la sua firma su uno dei simboli d’Abruzzo. 

di Michela Corridore, 14 aprile 2019

Fonte: Il Centro